The Promised Land
The project explores the multisensory dimensions of migration, memory, and cultural heritage, with a focus on scent as a key co-creator of identity, intergenerational transmission, and storytelling.
We are grounded in scientific findings that confirm there is no such thing as a “pure race” – all humans are descendants of migrants. Our body is a living archive through which memories of our ancestors’ multiple identities flow, interwoven with various geographies, cultures, and customs.
This complexity manifests not only in language or appearance but also in emotional responses, often involuntarily triggered by sensory impulses through scent, imagery, and sound.
Scent is not merely a trigger of memory but an active storyteller. It is a substance that travels through time and space, awakening bodily reactions and unlocking memories that the conscious mind cannot bear alone. It is a cultural sign, an emotional connector, a lived experience of belonging.
In the performance, we explore personal and collective origins through scents, tastes, stories, and sounds. Together with participants and audiences, we mine the sediments of memory and revive the “promised lands of ourselves and our ancestors” – inner landscapes of hope, belonging, and survival.
Scent thus becomes a tool for decoding heritage, a catalyst of identity, and a carrier of intercultural dialogue. The project is positioned at the intersection of cultural heritage, sensory anthropology, participatory art, and performance, opening a space for a new form of heritage storytelling – one that is not bound solely to the visible or rational, but to the sensory, experiential, and communal.
La Terra Promessa
Il progetto esplora le dimensioni multisensoriali della migrazione, della memoria e del patrimonio culturale, con un’attenzione particolare all’olfatto come elemento chiave nella costruzione dell’identità, nella trasmissione intergenerazionale e nel racconto.
Partiamo da risultati scientifici che confermano che non esiste una “razza pura” – tutti gli esseri umani sono discendenti di migranti. Il nostro corpo è un archivio vivente in cui scorrono memorie di identità multiple dei nostri antenati, intrecciate a molteplici geografie, culture e usanze.
Questa complessità si riflette non solo nel linguaggio o nell’aspetto, ma anche nelle reazioni emotive, spesso innescate involontariamente da impulsi sensoriali attraverso odori, immagini e suoni.
L’olfatto non è solo un innesco della memoria, ma un narratore attivo. È una sostanza che viaggia nel tempo e nello spazio, risvegliando reazioni corporee e aprendo porte a ricordi che la coscienza non riesce a portare da sola. È un segno culturale, un legame emotivo, un’esperienza di appartenenza.
Nello spettacolo esploriamo le origini personali e collettive attraverso profumi, sapori, narrazioni e suoni. Insieme ai partecipanti e al pubblico, scaviamo nei sedimenti della memoria e facciamo riaffiorare le “terre promesse nostre e dei nostri antenati” – paesaggi interiori di speranza, appartenenza e sopravvivenza.
L’olfatto diventa così uno strumento per decodificare il patrimonio, un catalizzatore di identità e un vettore di dialogo interculturale. Il progetto si colloca all’incrocio tra patrimonio culturale, antropologia sensoriale, arte partecipativa e performance, aprendo lo spazio a una nuova forma di narrazione del patrimonio – non solo visiva o razionale, ma sensoriale, esperienziale e collettiva.